Teatro

Vincenzo Salemme: «Il reality è come il teatro»

Vincenzo Salemme: «Il reality è come il teatro»

«Ecco perché la gente lo ama tanto». Parola di Vincenzo Salemme, che presenta il suo nuovo film "Cose da pazzi". «Il grande successo dei reality si spiega con una netta riscoperta del teatro, che di questi tempi sta vivendo un momento felice. E i due generi artistici in un certo senso sono collegati». Così Vincenzo Salemme, l'attore e regista napoletano della scuola di Eduardo De Filippo, dà la sua personalissima lettura del fenomeno televisivo del momento, in controtendenza rispetto al cinema, che invece «sta vivendo un momento difficile, un periodo di minor capacità fascinosa». Ce lo spiega in occasione della presentazione del suo sesto film, "Cose da pazzi", in arrivo nelle sale venerdì, distribuito da Medusa in 150 copie. «Di fatto la passione del pubblico per il palcoscenico si traduce, televisivamente parlando, nella voglia di osservare dei personaggi veri, che si muovono sul set dei reality proprio come avviene sulla scena teatrale». Il film, prodotto da Vittorio Cecchi Gori, deriva da una vecchia piece teatrale di successo di Salemme, riadattata per il grande schermo dal regista, che la riporterà dal 29 marzo in teatro a Catania. Nel cast, oltre a Vincenzo Salemme (che interpreta lo stesso personaggio, ma in più ruoli), Maurizio Casagrande, Lidia Vitale, Carlo Croccolo, Teresa Del Vecchio e Biagio Izzo. Una commedia con sfumature drammatiche e con dei risvolti politici. «Ma non è un film sulla politica, è un film sui valori»: Felice - Salemme nella pellicola - è un ex marxista deluso dal crollo dell'ideologia comunista. Ma come è nato lo spunto per la trama? «L'idea mi venne nell'89, all'indomani della caduta del muro di Berlino e dopo il cambio di nome del Pci (che divenne Pds): lessi un articolo sull'Unità su due coniugi che si erano separati perché lui accettava il cambiamento e lei no. Mi resi conto di quanto la politica entra nella vita privata e decisi di scrivere la commedia». Che resta nel futuro di Salemme. «Sì, perché mi piace che il pubblico rifletta sorridendo. Non ho preclusioni per il genere puramente drammatico, ma la gente che viene a vedermi ha voglia di ridere. Però nelle mie storie racconto sempre i disagi, le paure, le nevrosi delle persone». Il suo prossimo impegno sarà ancora a teatro. «Porterò da gennaio al Sistina di Roma una piece su cui ho rimesso le mani ultimamente: "La gente vuole ancora ridere", una storia che ho scritto nel lontano '93, e ci tengo a sottolinearlo perché narra le vicende di un gruppo di attori riuniti in una casa e osservati da una contessa... Insomma una sorta di reality sul palcoscenico».